Villa la Saracena, arch. Luigi Moretti, Santa Marinella 1954

Progettata e realizzata tra 1955 e 1957. Sarà una delle opere maggiormente conosciute dell’architetto Luigi Moretti e costituisce una delle 3 ville realizzate in continuità formale dall’architetto romano, assieme alla Villa La Moresca (1967-1981) e Villa La Califfa (1966-1977) che definiscono il “trittico incompiuto di Santa Marinella” ossia un complesso residenziale composto da tre edifici indipendenti, ma strettamente connessi, accomunati da rimandi formali.

Lo spazio architettonico diventa narrazione attraverso una sintassi ricca di citazioni.
La morfologia della casa non e’ mai subordinata ad uno schema scatolare. Le pareti vengo smaterializzate e la copertura appare sospesa grazie ad un artificio statico realizzato attraverso le travi estradossate che poggiano su un unico setto portante realizzando una superficie di copertura in aggetto che appare del tutto svincolata dalle partizioni veritcali.

La doppia assialità nello sviluppo longitudinale della casa permette un dialogo continuo con il mare, quasi una sorta di trampolino verso il mediterraneo, una distesa azzurra immensa che squarcia il velo prima percepito della facciata della casa.

Le stanze da letto sono raccolte nella parte a due livelli della casa, e aperte interamente al panorama della costa e del mare attraverso un sistema di porte in legno scorrevoli che si ripiegano su se stesse.

La torre delle camere da letto, disegnata come un corpo chiuso su tre lati aperto solo verso il giardino interno dal lato del mare mentre verso la strada si apre una stretta fessura che corre per tutta l’altezza atta ad accentuarne le caratteristiche di impermeabilità verso l’esterno.

Questo corpo della casa si raggiunge internamente attraverso una scala elicoidale, scultorea e di ampiezza variabile che definisce un ritmo ed un accelerazione particolare nel suo sviluppo, illuminata da un “oculo” posto sul tetto, una luce zenitale che fa percepire tutta la fisicità della struttura.

Restaurata dall’architetto Paolo Verdeschi che ha riprogettato intere parti della casa andate distrutte, come la pensilina a sbalzo sulla facciata a mare, realizzata nuovamente in ferro
(che appare come legno ) e cavi d’acciaio. Particolare attenzione si è posta per la realizzazione degli intonaci. Il cancello alla grotta a mare, e’ stato realizzato ex novo dall’architetto Costanza Magli, in sostituzione dell’originale, oggi non più ripristinabile.

L’edificio, esprime una libertà compositiva sul tema della villa unifamiliare, attraverso una nuova sintassi che, se pur sempre fortemente legata all’utilizzo della tecnica costruttiva del cemento armato, si orienta verso l’adozione di piante libere, svincolando la struttura dalla tamponatura e l’uso di sbalzi di notevoli dimensioni che si ritrova in tutta la produzione successiva di Moretti

L’opera viene progettata e sviluppata in un lotto caratterizzato da una forma allungata ed irregolare, compreso tra mare e lungomare ed è orientata in direzione Nord-Sud. Il cardine generativo su cui si sviluppa la composizione e che rimane come elemento di riferimento in tutte le versioni è il percorso, definito come una galleria/promenade, che segue l’asse maggiore del lotto attraversando tutto il fabbricato a partire dall’ingresso della costruzione e divaricandosi nella fuga prospettiva a doppia assialità: La prima è la breve rampa che introduce al giardino interno (una sorta di viridario) ed è protetta dal prolungamento della copertura dell’atrio stesso. La seconda, anch’essa con un salto di quota, da’ accesso alla galleria/promenade. In questo ambito nuovamente si gioca sul contrasto tra lo spazio che si riduce e la luce che viene amplificata sia per la diretta connessione al giardino sia per la parte verso il giardino completamente vetrata della promenade a sua volta contrastata dalla parete piena opposta.

Il soggiorno si estende su una terrazza protetta da una leggera pergola aggettante e con un basso muro di pietra arenaria che costituisce limite visivo e crea l’illusione dell’immediata prossimità del mare. Ogni ambiente differisce dal precedente e la transizione dall’uno all’atro è sempre preannunciata dal progettista grazie all’inserimento di “soglie spaziali”. All’interno, le soglie si manifestano soprattutto mediante salti di quota, quasi a riprendere la metafora dell’acqua che discende in modo degradante verso il mare. Talvolta queste traslazioni verticali sono accompagnate da movimenti analoghi che producono in copertura o lungo il prospetto, in altri casi appaiono congiunti ad un secondo movimento trasversale all’asse della promenade che si manifesta in una una espansione laterale fisica o solo visiva.

Altro elemento caratterizzante dell’opera di Moretti, è poi la finitura dei paramenti murari, realizzata con una complessa tecnica di sbruffatura, tramite una miscela di polvere di marmo, cemento bianco e grassello, applicata con scopa di saggina dalla mano di un unico artigiano. Un processo che ricorda quello dell’affresco. Come scriveva l’architetto romano, l’effetto contribuiva a creare un’architettura ‘emotiva’, attraverso un’astrazione della facciata che dissociava la struttura reale da quella ‘ideale’.

Una dettagliata illustrazione del restuaro conservativo eseguito sulla villa “La Saracena” di Luigi Moretti – di Paolo Verdeschi e’ consultabile su questa pagina di ArchitettiRoma.it

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