La città Giardino a Roma
La nascita del quartiere “Città Giardino” a Roma
Sulle sponde del fiume Aniene,viene realizzato su iniziativa di un consorzio tra Comune, Unione Edilizia Nazionale e Istituto Case Popolari di Roma a partire dal 1920, su progetto dell’architetto Gustavo Giovannoni, come iniziativa destinata al ceto medio dei dipendenti pubblici, professionisti e gerarchi in pensione.
Il quartiere viene definito attraverso una nuova viabilità con la costruzione del ponte sull’Aniene in asse alla via Nomentana che riconnette la piazza Sempione, centro fisico e funzionale della nuova città Giardino, sul modello delle city Garden anglosassoni, da cui si dipartono due anelli viari, uno più ampio verso nord ed uno più piccolo verso sud.
Nel 1924, attraverso le politiche di mantenimento del consenso da parte del regime fascista, il Governatorato di Roma smantella l’Unione Edilizia Romana, affidando la gestione di tutte le aree all’Istituto Case Popolari.
Questo indurrà una sostanziale modifica al tessuto urbano-edilizio che non sarà più costituito da solo “villini” immersi nel verde dei loro giardini, ma anche da “case popolari” e “palazzine” con più alloggi (offerte in affitto a riscatto) per consentire al nuovo quartiere di intercettare una nuova istanza abitativa emergente dalla classe media.
Si deve dare atto della lungimiranza nella gestione dello I.C.P. romano, che affiderà molti progetti ai più qualificati architetti operanti in quegli anni (Innocenzo Sabbatini, Alessandro Limongelli, Massimo Piacentini, Vincenzo Fasolo) che segneranno la transizione dell’architettura romana dallo stile umbertino ispirato al classicismo rinascimentale, dal decorativisimo fascista al razionalismo, passando per il cosiddetto barocchetto romano, stile che caratterizza molti edifici di Città Giardino Aniene e della Garbatella e che vuole tener conto delle condizioni climatiche, dei materiali e dei colori del luogo, attraverso il recupero stilistico del barocco settecentesco.