COMPLESSO MONUMENTALE CONOSCIUTO COME VILLA AURORA o CASINO DELL’AURORA BONCOMPAGNI LUDOVISI
incastonato con il suo parco tra via Vittorio Veneto, porta Pinciana e Villa Borghese, in una delle zone più eleganti della Capitale, composto da Villa del XVI secolo, di 2800 mq con parco di circa 6.000 mq.
Tra le più prestigiose bellezze architettoniche e paesaggistiche della Roma pre-unitaria, conserva al suo interno numerose sale affrescate dal GUERCINO nonché l’unico affresco esistente al mondo del CARAVAGGIO.
Elevatissimo è Il valore storico-artistico delle opere d’ arte che sono all’ interno di Villa Aurora Ludovisi . In particolare accanto alla sala dell’ Aurora c’ é la stanza detta Dei Paesi con dipinti murali attribuiti al Guercino, a Brill, a Domenichino e G.B. Viola. Al primo piano della villa c’ è il famoso dipinto della Fama sempre del Guercino mentre in un locale attiguo si può ammirare l’unica opera muraria del Caravaggio.
Il dipinto murale di Caravaggio (Pittura ad Olio su muro)
Camerino di Giove Netuno e Plutone o Gabinetto Alchemico
( Primo piano presso la sala della Fama )
Il cardinal Francesco Maria del Monte, grande collezionista e alchimista, fece decorare a Michelangelo Merisi da Caravaggio ( 1571-1610) la volta del Camerino con un singolare soggetto astronomico-alchemico che rappresentava, al centro, la sfera celeste con una sequenza di segni zodiacali, e attorno, le figure di Giove ( con l’aquila), di Nettuno ( col cavallo marino ) e di Plutone ( col Cerbero). Va evidenziata l’abilità con cui Caravaggio ha realizzato le figure di scorcio, impostando un sotto-in-su che finge un apertura verso un cielo azzurro percorso da nubi.
Secondo la perizia dell’esperto Prof. Alessandro Zuccari, si tratta “di un dipinto fondamentale del corpus autografo del maestro lombardo, sia per la particolarità della tecnica, sia per l’originalità dell’impostazione prospettica, che rivela il suo retroterra lombardo, ma si avvicina alla sua piena maturazione stilistico-compositiva.” Sarebbe l’unico affresco di Merisi, eseguito con una tecnica ad olio e andrebbe considerato come un’opera inestimabile. La sua stima è stata formulata sulla base di una quotazione della celebre Giuditta che decapita Oloferne, scoperta recentemente a Tolosa e attribuita al Caravaggio.
Si pensa possa essere stato realizzato nel 1599 dall’artista. Il dipinto è un omaggio al mondo dell’alchimia.
La conformazione volumetrica attuale risale dunque al 1858 e si sviluppa attualmente su sei livelli, identificabili in piano terra, piano nobile e mezzanino oltre al piano interrato. Completa il volume l’altana al centro su doppio livello. Sulle facciate i tre piani sono divisi da cornici che corrono continue su tutto il perimetro. Le superfici dei prospetti sono tutte intonacate o decorate a stucco. I bracci della croce in direzione N-E e S-O sono caratterizzati al piano terra dai due loggiati ottocenteschi (con funzioni di ingresso principale e secondario) che si aprono verso il giardino
Esternamente, inoltre, gli stessi avancorpi si distinguono per una maggiore ricchezza formale: gli angoli presentano lesene in stucco, i loggiati, aperti su tre lati da altrettanti archi, presentano una decorazione con coppie di lesene e trabeazione a simulare un arco trionfale; le cornici sono più alte e sporgenti e al piano nobile è presente una trifora di dimensioni maggiori, con una configurazione che allude al sintagma classicista della “travata ritmica”.
Il prospetto esterno della Villa risponde solo parzialmente alla originale configurazione tardo cinquecentesca, segnalando, oltre che le evidenti variazioni volumetriche, anche la generale rivisitazione ottocentesca di finiture e apparati ornamentali, dimostrati dall’impiego di modanature e incorniciature di ispirazione classicista, ma di evidente elaborazione moderna.
L’insieme delle oggettive peculiarità di questo immobile contribuisce ad una stima di valore certamente molto elevato, tuttavia , adeguato alla singolarità assoluta dell’oggetto proposto, ottimo come possibile sede di importante ambasciata o residenza privata per miliardari eccentrici ed amanti dell’arte Italiana. Maggiori informazioni sull’offerta in vendita
La villa risulta arricchita da sculture antiche e pseudoantiche (busti, statue, rilievi) collocati sia all’interno del Casino sia nel giardino dell’edificio attribuiti all’età romana e rifacimenti dell’antico di eccezionale interesse artistico-storico in quanto esempio del gusto seicentesco di decorazione degli edifici e giardini nobiliari romani e nel contempo l’ultima testimonianza ancora in sito della famosa collezione.
Tra i manufatti di particolare fattura architettonica, è da segnalare la presenza di un corpo scala a rampa elicoidale, già tardo-cinquecentesco ma verosimilmente riconfigurato intorno al 1621, forse con spunti progettuali di Carlo Maderno, autore di coevi prestigiosi esemplari di questa tipologia. Inoltre la villa risulta dotata di un ascensore, ricavato con un volume esterno disposto a ridosso dell’attacco tra
l’ala originale N-O della villa e l’aggiunta ottocentesca; la sua realizzazione è riconducibile a più recenti interventi nel corso del Novecento. Un secondo ascensore è collocato al centro del corpo scala dell’aggiunta ottocentesca a S-E.
Il corpo di fabbrica si sviluppa secondo un impianto a croce, composto di tre piani fuori terra e di un ampio piano interrato, parzialmente ventilato e illuminato da bocche di lupo. L’edificio è costituito di un nucleo originario a tre livelli, sormontato da un’altana panoramica coperta da spioventi, disposto secondo un impianto a croce greca, realizzato entro il 1596, compendiato di nuovi elementi decorativi, pittorici e scultorei, nei decenni immediatamente successivi, collocabili all’incirca entro il 1621.
Un ingente ampliamento, eseguito in due fasi, nel 1855 e nel 1857-59, determinò l’aggiunta di avancorpi su tutte e quattro le testate della croce, incrementando notevolmente la volumetria e la superficie coperta dell’immobile.
La conformazione volumetrica attuale risale al 1858 ed è il risultato di un ampliamento che coinvolse tutti e quattro i bracci della croce sulla base di un progetto attribuibile all’architetto Nicola Carnevali. Le aggiunte ottocentesche corrispondono a due volumi a pianta quadrata alti quanto l’originale edificio a croce e collocati a ridosso dell’ala S-E e dell’ala N-O di esso. Unico volume ad eccedere la volumetria dell’immobile è l’altana collocata al centro della villa.La costruzione si sviluppa su sei livelli, identificabili in piano terra, piano nobile e mezzanino oltre al piano interrato. Completa il volume l’altana al centro su doppio livello.
Sulle facciate, risultato degli ampliamenti ottocenteschi, i tre piani sono divisi da cornici che corrono continue su tutto il perimetro. Le superfici dei prospetti sono tutte intonacate o decorate a stucco. Le facciate sono state oggetto di un restauro eseguito nel periodo temporale compreso tra il 2009 ed il 2011.
I bracci della croce in direzione N-E e S-O sono caratterizzati al piano terra da due loggiati (con funzioni di ingresso principale e secondario) che si aprono verso il giardino. Esternamente, inoltre, gli stessi avancorpi si distinguono per una maggiore ricchezza formale: gli angoli presentano lesene in stucco, i loggiati, aperti su tre lati da altrettanti archi, presentano una decorazione con coppie di lesene e trabeazione a simulare un arco trionfale; le cornici sono più alte e sporgenti e al piano nobile è
presente una trifora di dimensioni maggiori, con una decorazione che allude al sintagma classicista della “travata ritmica”. Di fronte all’ingresso principale, quello di N-E, sono presenti due “statue di daci”. Queste sculture di notevole valore storico-artistico sono oggetto di una valutazione effettuata dal prof. Alessandro Zuccari.
Il prospetto esterno dell’edificio risponde solo parzialmente alla originale configurazione tardo cinquecentesca, segnalando, oltre che le evidenti variazioni volumetriche, anche la generale rivisitazione ottocentesca di finiture e apparati ornamentali, dimostrati dall’impiego di modanature e incorniciature di ispirazione classicista, ma di evidente elaborazione moderna.
Per quanto riguarda gli spazi interni, si rileva in generale un maggiore pregio architettonico negli ambienti in corrispondenza del nucleo originario dell’edificio rispetto alle aggiunte ottocentesche. All’interno di questo volume infatti, al piano terra e al piano nobile la planimetria cruciforme si articola in una serie di sale e camere caratterizzate dalla presenza di coperture a volta, cornici in stucco, superfici dipinte, pavimenti e soglie in pietra. All’intradosso delle volte si evidenziano, inoltre, una serie di affreschi di primaria importanza nell’ambito del Manierismo e del Barocco romano, tra i quali spiccano lavori eseguiti da G. F. Barbieri, detto il Guercino, A. Tassi e Caravaggio. Analogamente alle sculture, queste opere d’arte sono oggetto di una perizia effettuata del prof. A. Zuccari.
Tutte le strutture portanti verticali sono in muratura, così come le volte del piano terreno e del piano nobile. Da segnalare al piano interrato la presenza di volte a concrezione in corrispondenza del nucleo più antico, dove l’assenza di intonaco mette in mostra la tessitura muraria.Completano la struttura portante i solai lignei e le coperture a falda sorrette all’interno da capriate.
Le descrizioni riportate in questo articolo sono estratte dalla Perizia del Prof. Paolo Vitti docente di storia dell’architettura presso l’Università Roma Tre e dell’Esperto Arch. Tiziana Bellosi, nell’Esecuzione Immobiliare 449/2015 del R.G.E.
Restano comunque tracce di significativo valore paradigmatico della configurazione più antica, come l’elemento della grande ALTANA quadrata sommitale, la cui consistenza sostanzialmente corrisponde all’assetto originario, nonostante alcune modifiche della scala di accesso e un probabile rialzo del piano di calpestio nell’interno. Una tipologia che si afferma proprio alla fine del Cinquecento come modello e attributo qualificante dell’architettura gentilizia a Roma e nelle vaste aree di sua diretta influenza, in palazzi nobiliari urbani, ville, casini di delizie, quale esemplificazione fisica di affermazione sociale, manifestazione dinastica sulla scena urbana, elemento di sviluppo di reciproche potenzialità visuali tra emergenza architettonica e contesto ambientale, che in questa particolare fattispecie, sul punto più elevato del Pincio, acquista un ulteriore, straordinario, valore per le sue intrinseche qualità panoramiche, dominante su un’estesissima porzione del tessuto della città storica, da Porta del Popolo, al Gianicolo, fino a piazza Venezia, il Campidoglio, e il quadrante meridionale intorno all’Aventino.
La distribuzione degli interni del Casino Aurora Ludovisi, al piano terreno si sviluppa dall’ingresso affrescato, piccolo ambiente quadrangolare, che mostra le espressioni decorative e architettoniche del primo nucleo, edificato intorno al 1596, connotato da specifiche qualità architettoniche nella concezione della volta ribassata, delle incorniciature di portali e finestre, nella pavimentazione. Caratteristiche apprezzabili nei successivi ambienti, originati dalla configurazione tardo-cinquecentesca, primo-secentesca, della Sala dell’Aurora, con estese superfici affrescate nella volta lunettata e nelle pareti, la Sala dei Paesaggi.
Note : Le descrizioni riportate in questo articolo sono estratte dalla Perizia del Prof. Paolo Vitti docente di storia dell’architettura presso l’Università Roma Tre e dell’Esperto Arch. Bellosi Tiziana, nell’Esecuzione Immobiliare 449/2015 del R.G.E.
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The private villa represents the remains of a much larger suburban retreat, established in the 16th century by Cardinal Francesco Maria Del Monte (1549–1627). The Cardinal was a diplomat, intellectual, art connoisseur, and collector, protector and patron of famous figures such as Galileo Galilei and Caravaggio. More info
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